Martedì 21/10 – 1941 – XIX
Orlate
di sabbia rovente si allungano silenziose le canne delle armi.
Luccicano
in dormiveglia quasi avessero mille occhi socchiusi.
Si
aggrappano intorno ad esse munizioni ed attrezzi, qualche casco, sbiancato dal
sole e in abbandono sulla sabbia morbida.
Nessuno
in vista.
Il
caposaldo dorme all’afa. Ma no! Non dorme.
Ora,
quasi soffocato dallo spazio che ci circonda, giunge a me un chiacchierio
serrato e animoso, punteggiato da risate.
Cosa
hanno i miei taciturni compagni, usi ai lunghi silenzi dell’attesa?
Giungono
notizie forse, ed anche gustose a giudicare dall’allegria che ne sottolinea
l’arrivo.
Perbacco! Ora esagerano.
Il
gruppo s’anima sempre più clamoroso.
Che accade?
Che accade?
La
notizia è importantissima dunque.
L’animazione con cui è accolta vince la mia pigrizia.
Mi alzo e vado.
L’animazione con cui è accolta vince la mia pigrizia.
Mi alzo e vado.
Son
tutti là, sotto le postazioni, che si agitano vivaci, come bimbi intorno ad un
compagno stranamente taciturno e scontroso.
E’
in imbarazzo, l’asso della mitragliera non risponde pronto come sempre ai
frizzi amichevoli di cui sembra essere oggetto; e non risponde nemmeno alle mie
domande niente affatto ironiche.
Sembra
angustiato dal chiasso ma gli luccicano gli occhi vigili; sul viso serio
arieggia timido un sorriso.
“Sai!”
Mi
dice sommesso e quasi a malincuore
“Vi lascio, vado in Italia!”
Il
sorriso però si accentua, uno strano sorriso, ove l’attesa ed il presente
mescolano gioia e dolore.
“Alda mi aspetta!”
Continua
animandosi.
“Ci sposiamo, costruiamo il nostro
nido, e sarà nido da mitragliere dal polso fermo e l’occhio lungo!”
Poi
rivolgendosi ad uno degli astanti.
“Ti lascio la mitraglia, Gino,
falla cantare, ma non crederla tua per sempre, tornerò a riprendermela più
deciso, più tranquillo dopo la breve felicità goduta.”
Tutti
tacciono; la commozione, che finora hanno nascosto gelosamente sotto l’allegria,
la vince; chiude loro la gola, impedisce gli addii.
L’asso
della mitraglia non parla e bruscamente si stacca da noi; s’avvia velocemente,
quasi volesse sfuggire ai sentimenti che battono in lui.
La
sua ombra si staglia ancora un minuto nella luce della sera, calata ad un
tratto.
La
stella polare occhieggia, quasi guidandolo.
Là
è l’Italia!
Caporal Maggiore Carmine Peluso
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