venerdì 14 dicembre 2012

Tobruch - Diario da una buca - 10° Giorno



Venerdì 10/10 – 1941 – XIX



Oggi una giornata piena di sole che subito ha asciugato la sabbia dall’umidità di questa notte.

Le artiglierie, da ambo le parti, tirano.

Dei proiettili fischiano sopra la mia testa.

Alle sedici e venticinque stavo a guardare verso Tobruch dall’alto del ciglione. Sento degli aerei; sono nemici.

Mentre ritorno, per andare alla buca rifugio, sento sulla mia testa il classico fischio delle bombe sganciate. Faccio appena in tempo a buttarmi a terra che sento tre scoppi; poi altre bombe cadono ed io di nuovo a terra; questa volta ne son sei.

Le schegge fischiano alle mie orecchie e sono avvolto dal fumo e dalla polvere. Mi guardo se son ferito; per fortuna salvo.

Non abbiamo subito danni, solo due feriti leggeri e tre bombe non sono esplose.

Una quarta, all’urto con la terra, si è aperta senza esplodere; è stato una fortuna poiché è caduta nei pressi della cucina truppa ed era ora di rancio.

Tutta la sera continua l’artiglieria.









mercoledì 7 novembre 2012

Tobruch - Diario da una buca - 9° Giorno



Giovedì 9/10 – 1941 – XIX




Scendevano le tenebre. Il fronte era calmo.

La luna, man mano che i raggi stanchi del sole andavano scomparendo tra le nuvole rossastre, splendeva più candida.

Unico elemento contrario, alla quiete di questa sera, è il vento che, ad ondate gelide, viene da Tobruch ingrata colpendoci il collo.

Il fante veglia.

Ad un tratto appare il nemico, amico di satana e delle tenebre perché tenebroso è il suo animo.

Ruggisce nella gabbia, per imitare il leone, con le sue artiglierie.

Bagliori e boati riempiono l’atmosfera.

Il fante tende le orecchie, stringe le mascelle, si aggrappa alla mitraglia, e questa, intuito i suoi pensieri, interpretato i desideri del padrone, sgrana lungo e terribile il suo rosario di morte.

Il cannone, più grande e più lento di essa, percepito la sua voce, accompagna il suo canto con accordi e battute intonate.

Le ombre, pavidi nemici, alleggeritesi delle armi, ballano il “passo doppio” nella sala sconfinata del deserto.

Non si danno a giri vorticosi, non creano alibi, ma tagliano la corda, scomparendo nelle recondite grotte del retro sala.



lunedì 22 ottobre 2012

Tobruch - Diario da una buca - 8° Giorno



Mercoledì 8/10 – 1941 – XIX



Oggi giornata ottima ma nessuna novità; poiché i continui tiri dell’artiglieria nemica, che sono controbattuti dai nostri, sono ormai cosa abituale.


La maggioranza di questi proiettili non scoppiano, si trovano disseminati nella nostra zona e non facciamo altro che mettere dei picchetti vicino, per farli individuare agli autisti.


Un ricognitore nemico si è fatto vedere ed è fuggito appena ha udito il rombo di uno Stukas che è sopraggiunto poco dopo.


La serata è buia, la luna non si vede ancora, più tardi uscirà, sebbene sia in vacanza.

mercoledì 3 ottobre 2012

Tobruch - Diario da una buca - 7° Giorno




Martedì 7/10 – 1941 – XIX




Il ronzio degli aerei fora dalle feritoie, sembra una farfalla impazzita rinchiusa in una cella claustrale.


Esco dalla buca, d’intorno il silenzio si allarga oltre il limite del mio sguardo.


Da lontano un rombo di cannone sembra il richiamo ad una realtà improvvisa.


Vien fatto di proporre questo silenzio di ombre cauti, poi le mitraglie ed i cannoni che tessono la notte del loro ordito di fuoco.


Proiettili da 47 che si scagliano sui carri armati quasi con un urlo umano. Le mitraglie scagliano sulla terra, di sasso e di sabbia, dei rapidi rasoi di fuoco.


L’orizzonte si imperla del fuoco dei pezzi nemici, qualche scheggia ci soffia sul viso, con respiro diabolico.


E ancora la calma; la calma dell’attesa.


Le vedette scrutano la terra ed il silenzio.


Silenzio.


Sembra impossibile questa parola.


Silenzio.


Come?


Fino a quando?


L’aria sembra ampliarsi nella sua volta notturna intorno ai nostri piccoli cuori che attendono.


lunedì 24 settembre 2012

Tobruch - Diario da una buca - 6° Giorno




Lunedì 6/10 – 1941 – XIX




Nelle ore di libertà il fante pensa a se stesso, si fa quello che gli manca e riadatta la vecchia roba abbandonata, se ne fa di nuova, con gli insegnamenti di una fantasia primitiva. Un fante napoletano si è congegnato una chitarra con i seguenti pezzi: quattro sottili fili di ferro, un’assicella, ed una vecchia borraccia aperta nel dorso.


La notte guarda dall’alto un cerchio di uomini intorno ad una mitraglia; un suo compaesano è quello che più ama cantare. Canta da solo e gli risponde il coro degli altri. Il napoletano cerca un accordo sulla sua chitarra, ma si sente un tempo privo di note. Quando tacciono si ha il senso che qualcuno seguiti a cantare di lontano, come l’aria chiuda intorno a noi un cerchio intimo d’ombra, in cui ogni sillaba serba il suono di un’altra terra.


Più tardi, disteso sul pagliericcio, il canto mi appare assottigliato come una lama sottile e stridente, già sperduto in un tempo lontano.


Mi alzo, non posso dormire. Ora che scrivo è notte e nella nostra testa la luna descrive un arco di luce. Le stelle distaccano la loro fissità luminosa da un cielo verdastro e sembrano le schegge argentee di un’immensa bomba astrale.


Scrivo ora che è notte dalla mia tenda illuminata da uno stoppino infilzato in un calamaio.


Sopra sento il passo vigile delle sentinelle; fuso, uomo ed orma, in un unico disegno d’ombra.


Intorno silenzio. I miei camerati riposano o pensano, non so.


Odo distinto il volo angosciato di una mosca in una bottiglia vuota.


Sembra che un respiro tenuissimo scorra su invisibili corde vocali.


Intanto gli sguardi delle sentinelle volano ad accendere una fiammella cauta in ogni cubo d’ombra. Dietro le loro spalle i reticolati intessono incomprensibili tele di ragno.


Al riparo delle piazzole le mitraglie fissano con oscuro occhio gelido nel loro settore di tiro.


Un occhio pronto a lampeggiare con crudele sensibilità al primo allarme.

giovedì 14 giugno 2012

Tobruch - Diario da una buca - 5° Giorno


Domenica 5/10 – 1941 – XIX



E’ l’alba. Di rado il caposaldo 19, come stamane, è in movimento; alcuni portano una cassa, altri coperte, pezzi di tavole, ecc.
I fanti domandano come va tanto movimento ed uno chiede a quelli che trasportano le casse il perché. Il compagno appaga la curiosità dicendo che si sta erigendo l’Altare per la Santa Messa, che sarà celebrata fra poco.
La nuova si sparge in un baleno per il caposaldo e tutti ormai cercano di accudire alla pulizia personale al più presto per essere presenti al rito.
Man mano che si avvicina l’ora convenuta si vedono giungere dai capisaldi vicini gruppetti di fanti che accorrono al richiamo.
L’Altare è ormai ultimato quando si sente da lontano il rumore di una motocicletta. E’ il Cappellano del nostro Reggimento che arriva.
Giunto al caposaldo il Comandante gli va incontro per riceverlo, ed entrambi si stringono la mano.
Il Cappellano, mentre si accinge ad indossare i paramenti, rivolge ai soldati, che gli fanno cerchio, affettuose parole.
Incomincia il Sacro Rito ed ogni tramestio cessa come per incanto.
Tutti sono allineati lungo il camminamento.
Si giunge alla consacrazione dell’Ostia Santa. Ognuno a fior di labbra, sommessamente, chiede al nostro Salvatore Celeste, una grazia:

“far giungere il proprio pensiero ai cari lontani, pensando che anch’essi, nella chiesa del paese, in quella stessa ora rivolgono con fervore la preghiera, affinché il Signore faccia ritornare sano e vittorioso il caro lontano, al servizio della nobile causa per la grandezza della Patria.”

Il rito è finito, il Cappellano incomincia la preghiera per il Re Imperatore e tutti scattano come molle sull’attenti.
Al termine si formano alcuni gruppetti di amici che, per l’occasione, si ritrovano e si scambiano i saluti.
Ora il sole sfolgora come in un quadro magistralmente pennellato.
Il Cappellano, tolti i paramenti sacri, saluta il Comandante, rimonta sulla moto e si allontana.
Tutti guardano come se si fosse allontanato qualche cosa di loro.





Tobruch - Diario da una buca - 4° Giorno


                                                       



Sabato 4/10 – 1941 – XIX


L’alba incomincia appena a sorgere, la pattuglia che attenta ha vigilato tutta la notte si dispone a rientrare, quando un ronzio sempre più insistente attira l’attenzione degli informatori.


A questo rumore essi si apprestano mentre alcuni razzi vengono lanciati da due sagome metalliche nemiche che si dirigono verso le nostre linee. Dato l’allarme arrivano i nostri rinforzi che aprono un nutrito fuoco contro i carri e li volgono in fuga; allontanando così l’imminente pericolo.

sabato 19 maggio 2012

Tobruch - Diario da una buca - 3° Giorno



Venerdì 3/10 – 1941 – XIX

Questa mattina appena scosso dal torpore del sonno, una mano svogliata passa sulle mascelle sbadigliando; ed ecco che fa l’amara constatazione di avere la barba lunga. Amara constatazione può sembrare un’espressione scamiciata per chi vive dove, ad ogni passo, può trovare un salone pieno di specchi e di poltrone. Ma in piena Marmarica è logico che l’amara constatazione non possa certo rallegrare lo spirito. Le mani morbide ed esperte dei barbieri che sanno accarezzare le guance per togliere il pelo superfluo di chi al mento non vuole proprio rendere onor, non sono che ricordi.
Ma qui, come a tutto, si rimedia anche a questo.
Infatti, ecco il barbiere.
Buongiorno caporal maggiore!
Salve farabutto!
Il barbitonsore ha un piccolo sgabello basso con una cassettina contenente i ferri e che sembra un salvadanaio, un asciugatoio da bagno, un tempo bianco coi timbri di fabbricazione; ora di tinta indefinita e coperto di gloriosi strappi.
Per scusarsi mi racconta l’aneddoto di “Bandiera vecchia onor di Capitano”.
Tutti ciarlieri questi distruttori di virilità maschili. Dalla cassettina magica esce allora una scatoletta di carne (1939) vuota, con un indovinato strato di ruggine, in cui versa un po’ d’acqua (salata); poi compare un pennello, spelacchiato come i fianchi scarni del cavallo di Don Chisciotte, ed un rasoio dall’apparenza ottima, ma dalla lama già più volte gloriosamente mutilata.
Il momento critico si avvicina e con più rassegnazione mi accomodo alla meglio su quel piccolo sgabello troppo debole per ispirare fiducia. L’operazione ha inizio col solito rituale sospiro che esce spontaneo ad ognuno.
Il pennello volteggia sul viso. Cerca di far produrre la schiuma al sapone.
Poco dopo la lama di acciaio entra in azione, comincia a brillare al sole con scintille che sembrano di odio; si abbassa, produce il primo sforzo, stronca peli a metà; alcuni li sradica, altri gli resistono validamente.
Allora si concede un attimo di tregua, poi ritorna alla carica, stringe i denti e falcia più volte finché, coperta da glorioso sangue, passa vittorioso con uno stridio che fa lacrimare gli occhi.
L’operazione (dell’alta chirurgia) è ormai finita.
Impassibile il barbiere di compagnia depone i suoi ferri di tortura, getta via l’acqua, ora rossastra, chiude la cassetta e saluta.
Arrivederci maggiore!
Addio giustiziere!
Per tre giorni allora il mio spirito ridiventerà allegro e ottimista.

Caporal Maggiore Carmine Peluso



domenica 22 aprile 2012

Tobruch - Diario da una buca - 2° Giorno



Giovedì 2/10 – 1941 – XIX

Una brusca telefonata attraverso mille viziosi rigiri è una triste verità, la linea con il caposaldo 3 non funziona!
Scalogna bulgara! Proprio adesso che quelli stanno sparando! Possibile che io debba essere tanto sfortunato? Arriva una pillola e…tac! Va proprio a finire sul filo telefonico. E dire che di spazio c’è né a profusione, ci sono infinite linee che non mi riguardano…… nossignori! Bisogna proprio che vada a cadere sulla mia linea. Dannati inglesi! Badate che non ve la faccia pagare tutte in una sola volta!
Ecco il rabbioso soliloquio del soldato telefonista del Comando.
Ha ragione, ha cento ragioni. E’ incaricato del mantenimento di quella disgraziata linea, quindi non ha tutti i torti a prendersela con la disdetta e, più che altro. con quei puzzoni che la tormentano.
Ed adesso ecco che gli tocca di partire. Ha con se il fedele “trova linee” e due “giannizzeri” che non l’abbandonano mai. Più che mai guardingo si incammina lungo l’interminabile striscia nera che giace inusitata sulla dura pietra. La segue nei suoi oziosi serpeggiamenti; le prodiga le cure necessarie all’integrale suo ripristinamento.
Perbacco! Come l’hanno tartassata! Guarda guarda sembra quasi rosicchiata dai topi!
Una fasciatura qua una là e, finalmente, l’ultima.
Oh! Adesso la linea funziona, possiamo ritornare.
Imbaldanzito dalla buona riuscita del lavoro eccolo in viaggio di ritorno. Ha un passo più spigliato, più sicuro e.. allegro. Sicuramente non sa che la scheggia gli sta giocando un altro tiro beffardo. Non ha ancora fatto un centinaio di passi che una tempesta di fuoco lo raggiunge.
Che Fare? Una corsa e un tuffo a pesce.
Dietro di lui altri due tuffi.
Per qualche minuto continuano sibili di schegge che mordono l’aria.
Poi silenzio. Scompare il fumo, la nebbia si dirada e l’ambiente ritorna normale. Solo i nostri tre eroi sono un pochino cambiati. Brontolano, imprecano, danno in smanie, l’hanno con quelle canaglie che si sono fermate proprio in quella buca per liberarsi di qualche peso ingombrante. Si guardano in faccia. Camicia, calzoni, bustina, ecc… sono un trionfo unico di medaglie.
Ah che scena. Una risata chiude la parentesi. La comunicazione esiste.
Ciò mi basta - dice il telefonista.

Caporal Maggiore Carmine Peluso

venerdì 20 aprile 2012

Tobruch - Diario da una buca - 1° Giorno



Mercoledì 1/10 – 1941 – XIX


Questa notte al caposaldo 10 regnava profondo silenzio.
La vedetta, ferma come statua al suo posto di guardia, aguzzava le orecchie. Era un’ora in cui i difensori del caposaldo, stanchi per la giornata lavorativa, sonnecchiavano col fucile fra le gambe; pronti al minimo cenno d’allarme.
Il caposaldo dormiva il suo sonno tranquillo, ma un forte numero di nemici si avvicinava cauto, senza produrre rumore, escogitando qualche mezzo per inferire ai difensori del caposaldo un tiro mancino. Ma la vedetta, fedele alla consegna ricevuta, fiutò nell’aria un movimento insolito.
Ogni indugio poteva essere fatale, bisognava agire subito.
Fu allora che echeggiò un urlo terribile e secco.
Chi va Là!
Il grido della vedetta fu il grido d’allarme. I fanti, svegliati, imbracciarono il fucile. Le sentinelle alle postazioni eseguirono le operazioni di carico della propria arma. Tutto in un baleno. Chi rimase sbalordito fu il nemico che, vistosi scoperto, cercò di scappare; non senza però aver prima fatto fuoco sulla vedetta che aveva col suo grido sventato il loro piano.
Ma subito, alcuni arditi, con abilissima manovra riuscirono ad immobilizzare, in parte, i disturbatori della notte calma.
L’alba nascente dissipò le tenebre che piano piano svanivano per lasciare il passo all’astro d’oro.
Il primo a recarsi sul luogo della lotta è stato il comandante; seguito dai subalterni che coi fanti sono stati i protagonisti del dramma notturno.
Fra i lamenti dei feriti nemici ha fatto eco uno più fioco che sembrava uscisse dalla tomba.
‘Ahi! Ahi!
Continuava il lamento, ma sempre più affievolito.
Come cani sguinzagliati tutti fiutavano il terreno intensificando le ricerche sul luogo della mischia. In una buca da 105, rinvenivano un uomo disteso. Riconoscevano subito la vedetta che nella notte pacifica aveva turbato l’aria col suo grido d’allarme.
Nulla di grave!
Dice il capitano, cercando di dare un tono fermo alla sua voce.
Trasportato al posto di medicazione ove gli sono state apprestate le prime cure.
Rimandato dopo all’ospedale ove se la caverà in un mesetto.

Caporal Maggiore Carmine Peluso

venerdì 10 febbraio 2012

George Goodman

Ricevo il seguente invito dall'amico Mark Sheridan:
I received the following invitation by his Mark Sheridan:


"As I mentioned in the forum George Ernest Goodman, RAF Officer, he was shot down by flak on 14 June 1941. He was found and buried next to his Hurricane at the sixtieth kilometre of the Bardia Road, on or just after 14 June 1941 by a unit of the Italian army. The British did not recover his body until 1943. I would like to know which unit and if there are any pictures of the wreck. With all the brutality of war it is nice to find these civilized acts once in a while."

Grazie a chiunque sappia dare informazioni.
Thanks to anyone who can give information.
Peppe

venerdì 3 febbraio 2012

Diario Fotografico - 18° Parte

Aggiungo le ultime sei pagine del Diario Fotografico, di Guerra, di mio Padre. Siamo all'armistizio, allo sfacelo ed al "tutti a casa".













mercoledì 25 gennaio 2012

Diario Fotografico - 17° Parte

Ancora sei pagine di foto. Tutte scattate nel 1943. Le prima due pagine mostrano una Italia già soggetta a file e mancanza di servizi e di generi necessari. In particolare i fanti costieri sono chiamati ad un servizio d'ordine presso un Uficio Postale.
Le altre quattro pagine mostrano mio Padre in visita a Bologna nella tarda primavera, sempre del 1943. Non saprei dire se ci fu inviato per servizio (ma quale?) o ci andò per diletto (nel periodo più brutto della guerra?). Forse non saprò mai la verità.





giovedì 12 gennaio 2012

Diario Fotografico - 16° Parte

Siamo ormai nella prima metà del 1943 e sempre più concreta diventa la possibilità di una sbarco alleato in Italia.
Le foto inserite in queste pagine del diario furono scattate tutte durante una funzione religiosa e nelle seguente cerimonia ludica. Oltre il personale delle truppe costiere si nota la presenza di Carabinieri e di ufficiali di altre armi.
















lunedì 9 gennaio 2012

Diario Fotografico - 15° Parte

Ai primi di ottobre 1942 Carmine viene trasferito al 230° Battaglione bis Costiero che, nell'ambito del Comando Difesa Porto di Napoli, sarà il nucleo iniziale del futuro 117° Reggimento Costiero. Il 230° Battaglione, che perderà poi la dicitura "bis", avrà competenza dalla Foce di Licola fino a Torre Fumo in territorio comunale di Monte di Procida.
In queste prime foto vediamo Carmine nei baraccamenti posti nel "Fondi di Baia" e poi gran parte del Battaglione impegnato in esercitazioni nell'inverno '42/'43.