domenica 22 aprile 2012

Tobruch - Diario da una buca - 2° Giorno



Giovedì 2/10 – 1941 – XIX

Una brusca telefonata attraverso mille viziosi rigiri è una triste verità, la linea con il caposaldo 3 non funziona!
Scalogna bulgara! Proprio adesso che quelli stanno sparando! Possibile che io debba essere tanto sfortunato? Arriva una pillola e…tac! Va proprio a finire sul filo telefonico. E dire che di spazio c’è né a profusione, ci sono infinite linee che non mi riguardano…… nossignori! Bisogna proprio che vada a cadere sulla mia linea. Dannati inglesi! Badate che non ve la faccia pagare tutte in una sola volta!
Ecco il rabbioso soliloquio del soldato telefonista del Comando.
Ha ragione, ha cento ragioni. E’ incaricato del mantenimento di quella disgraziata linea, quindi non ha tutti i torti a prendersela con la disdetta e, più che altro. con quei puzzoni che la tormentano.
Ed adesso ecco che gli tocca di partire. Ha con se il fedele “trova linee” e due “giannizzeri” che non l’abbandonano mai. Più che mai guardingo si incammina lungo l’interminabile striscia nera che giace inusitata sulla dura pietra. La segue nei suoi oziosi serpeggiamenti; le prodiga le cure necessarie all’integrale suo ripristinamento.
Perbacco! Come l’hanno tartassata! Guarda guarda sembra quasi rosicchiata dai topi!
Una fasciatura qua una là e, finalmente, l’ultima.
Oh! Adesso la linea funziona, possiamo ritornare.
Imbaldanzito dalla buona riuscita del lavoro eccolo in viaggio di ritorno. Ha un passo più spigliato, più sicuro e.. allegro. Sicuramente non sa che la scheggia gli sta giocando un altro tiro beffardo. Non ha ancora fatto un centinaio di passi che una tempesta di fuoco lo raggiunge.
Che Fare? Una corsa e un tuffo a pesce.
Dietro di lui altri due tuffi.
Per qualche minuto continuano sibili di schegge che mordono l’aria.
Poi silenzio. Scompare il fumo, la nebbia si dirada e l’ambiente ritorna normale. Solo i nostri tre eroi sono un pochino cambiati. Brontolano, imprecano, danno in smanie, l’hanno con quelle canaglie che si sono fermate proprio in quella buca per liberarsi di qualche peso ingombrante. Si guardano in faccia. Camicia, calzoni, bustina, ecc… sono un trionfo unico di medaglie.
Ah che scena. Una risata chiude la parentesi. La comunicazione esiste.
Ciò mi basta - dice il telefonista.

Caporal Maggiore Carmine Peluso

venerdì 20 aprile 2012

Tobruch - Diario da una buca - 1° Giorno



Mercoledì 1/10 – 1941 – XIX


Questa notte al caposaldo 10 regnava profondo silenzio.
La vedetta, ferma come statua al suo posto di guardia, aguzzava le orecchie. Era un’ora in cui i difensori del caposaldo, stanchi per la giornata lavorativa, sonnecchiavano col fucile fra le gambe; pronti al minimo cenno d’allarme.
Il caposaldo dormiva il suo sonno tranquillo, ma un forte numero di nemici si avvicinava cauto, senza produrre rumore, escogitando qualche mezzo per inferire ai difensori del caposaldo un tiro mancino. Ma la vedetta, fedele alla consegna ricevuta, fiutò nell’aria un movimento insolito.
Ogni indugio poteva essere fatale, bisognava agire subito.
Fu allora che echeggiò un urlo terribile e secco.
Chi va Là!
Il grido della vedetta fu il grido d’allarme. I fanti, svegliati, imbracciarono il fucile. Le sentinelle alle postazioni eseguirono le operazioni di carico della propria arma. Tutto in un baleno. Chi rimase sbalordito fu il nemico che, vistosi scoperto, cercò di scappare; non senza però aver prima fatto fuoco sulla vedetta che aveva col suo grido sventato il loro piano.
Ma subito, alcuni arditi, con abilissima manovra riuscirono ad immobilizzare, in parte, i disturbatori della notte calma.
L’alba nascente dissipò le tenebre che piano piano svanivano per lasciare il passo all’astro d’oro.
Il primo a recarsi sul luogo della lotta è stato il comandante; seguito dai subalterni che coi fanti sono stati i protagonisti del dramma notturno.
Fra i lamenti dei feriti nemici ha fatto eco uno più fioco che sembrava uscisse dalla tomba.
‘Ahi! Ahi!
Continuava il lamento, ma sempre più affievolito.
Come cani sguinzagliati tutti fiutavano il terreno intensificando le ricerche sul luogo della mischia. In una buca da 105, rinvenivano un uomo disteso. Riconoscevano subito la vedetta che nella notte pacifica aveva turbato l’aria col suo grido d’allarme.
Nulla di grave!
Dice il capitano, cercando di dare un tono fermo alla sua voce.
Trasportato al posto di medicazione ove gli sono state apprestate le prime cure.
Rimandato dopo all’ospedale ove se la caverà in un mesetto.

Caporal Maggiore Carmine Peluso