mercoledì 3 aprile 2013

Tobruch - Diario da una buca - 17° Giorno


Venerdì 17/10 – 1941 – XIX




Ci siamo trasferiti dall’Uadi alla quota 145 conquistata orsono un mese.
Tutti lavoriamo per farci la buca.
I colpi di piccone si succedono ritmati, mentre le pale buttano da parte la terra smossa da poco.
“Come va Mastro?”
“Eh! Si tira avanti!”
In fondo il lavoro nobilita l’uomo e poi, quando si pensa, che si lavora per riposarci.
Così si è lasciato il fucile per imbracciare con egual spirito di combattività gli arnesi da lavoro.
Tutta la compagnia è impegnata per costruire le proprie buche e il lavoro procede celermente.
Il Comandante l’aveva detto chiaro.
“Ragazzi, bisogna lavorare e presto!”
Tutti lo sappiamo, e ognuno ha di già compreso il proprio dovere.
Questa terra, attraversata da centinaia di carri armati, calpestata da soldati di tutte le armi, adesso si appresta a scoprire il suo interno che è ancora vergine. E’ una terra brulla e, dopo i primi strati, appare la roccia; sembra quasi sia gelosa della sua verginità, ed oppone una forte resistenza.
Ma il fante lavora; fuciliere, autista, artigliere, marciatore; il fante sa fare anche il lavoratore.
Il Genio si occupa di lavori più grandiosi, ma è il fante che in prima linea costruisce le piazzole, i capisaldi ed ogni sistema di piccole opere fortificate.
Chi non sta in linea con il fante non può ben conoscere le sue molteplici attività, la sua pazienza ed il suo orgoglio di essere un fante.
Nonostante il nemico batta con le sue artiglierie le posizioni vicine, i miei camerati si mantengono allegri; anzi parecchi cantano.
“Fiorin Fiorello….”
Si sa che lavorare è tanto bello.
Però per l’Inghilterra lavorerà il manganello.

Caporalmaggiore Carmine Peluso

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