Cartoline e foto riproducenti folclore libico, acquistate, o scattate, da mio Padre in Africa negli anni di guerra.
sabato 21 settembre 2013
lunedì 15 luglio 2013
Tobruch - Diario da una buca - 22° Giorno
Mercoledì 22/10 – 1941 – XIX
Il
sole tramonta in un limbo di sfumate luci vermiglie sullo sfondo coriaceo della distesa Marmarica.
Le
opposte artiglierie si scambiano gli ultimi fragorosi saluti della giornata.
Si
accendono i gemmati lumi della notte e, per le vie stellari, si lanciano in
opposte direzioni i bolidi rombanti.
Puntate
ad est, dal suono ampio e squillante.
Tonfi
di bombe sulla città assediata.
Bianchi
lampeggi delle granate, sciabolate di riflettori da terra, e lampioncini appesi
al drappo azzurro dall’alto.
Parabole
graziose e pittoresche, anelanti fontane di luce dei proiettili traccianti.
Nell’ampia
cerchia che fronteggia il vallo degli assediati, fra gli uadi e le dune
sabbiose, affacciato ai margini dei ciglioni aggrottati, aggrappato alle quote
vittoriose e bruciacchiate, veglia il fante paziente e tenace, accanto alla sua
arma.
Il
fante che balzerà ardito e vibrante quando Dio vorrà che la veglia d’armi sia
compiuta.
Vigila
il fante, uscito dalle buche che hanno offerto il duro giaciglio ed il fragile
riposo nell’afosa giornata, quando il sibilo del vento si trascina il codazzo
della polvere nella scia infuocata.
Le
pupille fisse oltre il reticolato, sogna il fante incantato.
Sognano
i cuori ed aspettano il dì beato.
Balzeranno
allora nuovi paladini, sotto il rovente arco di fuoco, i fanti d’Italia, per
afferrare alla gola il pestifero mostro britannico.
Libera
dalle catene sorgerà luminosa e spiccherà il gran volo la Vittoria Africana.
sabato 29 giugno 2013
Tobruch - Diario da una buca - 21° Giorno
Martedì 21/10 – 1941 – XIX
Orlate
di sabbia rovente si allungano silenziose le canne delle armi.
Luccicano
in dormiveglia quasi avessero mille occhi socchiusi.
Si
aggrappano intorno ad esse munizioni ed attrezzi, qualche casco, sbiancato dal
sole e in abbandono sulla sabbia morbida.
Nessuno
in vista.
Il
caposaldo dorme all’afa. Ma no! Non dorme.
Ora,
quasi soffocato dallo spazio che ci circonda, giunge a me un chiacchierio
serrato e animoso, punteggiato da risate.
Cosa
hanno i miei taciturni compagni, usi ai lunghi silenzi dell’attesa?
Giungono
notizie forse, ed anche gustose a giudicare dall’allegria che ne sottolinea
l’arrivo.
Perbacco! Ora esagerano.
Il
gruppo s’anima sempre più clamoroso.
Che accade?
Che accade?
La
notizia è importantissima dunque.
L’animazione con cui è accolta vince la mia pigrizia.
Mi alzo e vado.
L’animazione con cui è accolta vince la mia pigrizia.
Mi alzo e vado.
Son
tutti là, sotto le postazioni, che si agitano vivaci, come bimbi intorno ad un
compagno stranamente taciturno e scontroso.
E’
in imbarazzo, l’asso della mitragliera non risponde pronto come sempre ai
frizzi amichevoli di cui sembra essere oggetto; e non risponde nemmeno alle mie
domande niente affatto ironiche.
Sembra
angustiato dal chiasso ma gli luccicano gli occhi vigili; sul viso serio
arieggia timido un sorriso.
“Sai!”
Mi
dice sommesso e quasi a malincuore
“Vi lascio, vado in Italia!”
Il
sorriso però si accentua, uno strano sorriso, ove l’attesa ed il presente
mescolano gioia e dolore.
“Alda mi aspetta!”
Continua
animandosi.
“Ci sposiamo, costruiamo il nostro
nido, e sarà nido da mitragliere dal polso fermo e l’occhio lungo!”
Poi
rivolgendosi ad uno degli astanti.
“Ti lascio la mitraglia, Gino,
falla cantare, ma non crederla tua per sempre, tornerò a riprendermela più
deciso, più tranquillo dopo la breve felicità goduta.”
Tutti
tacciono; la commozione, che finora hanno nascosto gelosamente sotto l’allegria,
la vince; chiude loro la gola, impedisce gli addii.
L’asso
della mitraglia non parla e bruscamente si stacca da noi; s’avvia velocemente,
quasi volesse sfuggire ai sentimenti che battono in lui.
La
sua ombra si staglia ancora un minuto nella luce della sera, calata ad un
tratto.
La
stella polare occhieggia, quasi guidandolo.
Là
è l’Italia!
Caporal Maggiore Carmine Peluso
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domenica 9 giugno 2013
Tobruch - Diario da una buca - 20° Giorno
Lunedì 20/10 – 1941 – XIX
I
grandi avvenimenti che ogni giorno vanno sempre più realizzandosi sul fronte
orientale, ove il mondo assiste alla più impressionante campagna che la storia
conosca e alle più strepitose vittorie che mai siano state registrate, sono
fatalmente destinati a distogliere l’attenzione del grosso pubblico da ciò che
avviene in Africa settentrionale.
Ma
non solo, passa in secondo ordine anche la disperata eroica resistenza che
ancora tenacemente oppongono al nemico i nostri camerati in Africa Orientale
ove la cessazione della stagione delle piogge aveva fatto nascere nuove
speranze a tutte le Razze raccolte dall’Inghilterra contro di noi, nei
territori del nostro Impero.
Non
c’è chi non veda che ciò è perfettamente logico e naturale.
Non
c’è chi non se ne renda perfettamente conto.
E
come noi se ne renderanno conto i nostri fratelli che ancora lottano con
estremo coraggio in A.O.I. anche perché in fondo ognuno di noi sa benissimo che
se l’interesse e polarizzato verso l’oriente europeo il cuore degli Italiani è
sempre rivolto all’Africa ed a noi che qui combattiamo duramente da sedici mesi
contro l’odiato nemico.
Non
è lontano il giorno che richiamerà verso di noi l’attenzione del mondo e qui,
ancora una volta, saranno giuocate delle carte di fondamentale importanza per
gli sviluppi del conflitto.
Quel
giorno, quella che è stata la nostra esistenza, quel che rappresenta il nostro
terreno, quel che ha voluto dire per il nemico il nostro fronte, quel giorno
tutto apparirà nella sua luce migliore e tutti ci daranno atto della funzione
da noi esercitata nel vasto quadro della guerra in corso in questa vecchia
Europa in cerca di pace.
Ma
questa volta vera pace, con giustizia per tutti i popoli.
Intanto
dobbiamo tener duro e la parola d’ordine trova in tutti noi, dai capi
all’ultimo gregario, piena comprensione in assoluta disciplina e vero entusiasmo.
Senza
impazienza, sicuri che arriverà la nostra ora; noi vigiliamo e rendiamo
difficile la vita al nemico. Per noi non ci sono soste, non ci sono pause, la
battaglia continua!
Giustamente
uno dei nostri capi ebbe a dire che ci si deve considerare sempre in
combattimento. Il combattimento non conosce solo le frasi previste dalle
regolamentazioni ma è fatto anche di vigile attesa attiva durante la quale non
bisogna dar tregua al nemico così che esso non si consideri mai tranquillo.
E
anche quando il bollettino dice che sul fronte Marmarico non c’è stato niente
di nuovo noi sappiamo che il nemico quella notte non ha dormito, perché non gli
abbiamo dato pace. Né gli daremo pace fino a che non se ne sarà andato
dall’Egitto e dall’Africa.
Su
questo gli Inglesi possono essere certi e star sicuri poiché abbiamo troppi
vecchi conti e nuovi da regolare.
Il
mondo intero dovrà domani erigere ai nostri eroi, ai nostri caduti, un eterno
monumento di gratitudine, che noi veramente avremo salvato il mondo da un’insopportabile
schiavitù, la schiavitù dell’oro.
In
questa immane lotta fra l’oro ed il sangue, come ebbe a dire il Duce, non c’è
possibilità di scelta; la vittoria è dei popoli giovani.
Caporalmaggiore Carmine Peluso
giovedì 23 maggio 2013
Tobruch - Diario da una buca - 19° Giorno
Domenica 19/10 – 1941 – XIX
Questa
mattina abbiamo assistito alla Santa Messa ed il resto della giornata è stato
ottimo.
Questa
sera il buio è pesto, il silenzio è di tomba. La notte è senza luna e per di
più uno strato di dense nuvole si è aggiunto a nascondere il debole riflesso
delle stelle.
Dentro
le nostre tane è giunta alle nostre orecchie soltanto il sussurro di un primo
venticello autunnale che spira dal nord.
A
volte si dimentica addirittura il luogo e il tempo che si vive. Si ha
l’impressione, veramente, di essere relegati nel più remoto angolo della terra.
All’improvviso
soltanto il crepitio della mitraglia, o il rombo di un cannone, ci richiamano
alla realtà.
Centinaia
di uomini, senza apparire, vigilano anche in mezzo a questa ispirata quiete
sepolcrale.
Il
fante non dorme mai!...
Ad
un tratto viene intercettato, lassù in alto, molto in alto, un sordo ronzio di
eliche. I nostri bombardieri si apprestano a suonare la solita notturna ed
appassionata serenata ai cari amici rinchiusi in Tobruch.
Pochi
secondi son passati e già sulla piazza di Tobruch sono stati sganciati diversi
razzi che illuminano la zona sottostante.
Dall’alto,
intanto, vengono avvistati ed osservati bene tutti gli obiettivi prestabiliti.
I primi razzi si sono spenti e gli altri sono, pure loro, quasi alla fine.
In
un lampo, il lontano ronzio dei nostri “Sparvieri”
è sopraffatto dal rumore delle bombe lanciate contro gli assediati di Albione.
Da
terra il fuoco delle armi nemiche è diretto contro il cielo.
Scie
luminose di fari si innalzano in cerca della preda, seguiti dal fuoco di tutte
le artiglierie contro aerei. Le mitraglia da 20 incrociano, con interminabili
raffiche, lo spazio; costruendo una fitta rete di perforanti attraverso la
quale nemmeno una mosca troverebbe via libera.
Ciò
però non impedisce ai nostri piloti, dal cuore saldo e dalla volontà ferrea, di
raggiungere lo scopo.
Pillole
di medio e grosso calibro sembra facciano a gara a rincorrersi nell’aria con
sibili tremendi.
In
breve parecchie postazioni di artiglieria contro aerea vengono centrate e messe
completamente fuori uso. Altre ridotte al silenzio.
Un
riflettore è stato preso in pieno ed i rimanenti hanno spento la luce per
evitare di subire la stessa sorte.
Al
fine un raggio immenso di fiamme si sprigiona dalla piazza assediata e si
innalza sempre più alto tanto da rischiarare anche le nostre buche.
Il
fante che dal primo rumore è balzato fuori, ed ha assistito alla magnifica
operazione dei nostri bombardieri con ansia febbrile e col cuore trepidante,
ora è preso da una gioia grande ed applaude ai valorosi camerati dell’aria.
Caporalmaggiore Carmine Peluso
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venerdì 19 aprile 2013
Tobruch - Diario da una buca - 18° Giorno
Sabato 18/10 – 1941 – XIX
Questa mattina stavo sotto la tenda a riposare. Di un po’ di riposo avevo bisogno giacché oltre al lavoro di ieri, per costruire la mia buca, questa notte sono stato in giro per i capisaldi.
Mi butto sulla branda, una bella branda di caserma. Di fuori arrivano quei pomodori che quella bestia di un australiano ogni mattina manda; forse crede di poter passare in sussistenza con loro, ma ha sbagliato di grosso.
Mi tiro le due grosse coperte fin sulla gola ed in fondo lascio fuori i piedi.
Stavo già buttandomi in braccio a Morfeo quando viene a chiamarmi l’attendente del mio Capitano. Potete intuire, col sonno che avevo, quale faccia ho fatto. A dire il vero l’ho anche mandato a……..………in giro per la carta geografica, ma dopo, si capisce, sulla manica quei tre filetti lustri….
Brevi, mi alzo e vado. Ritorno e mi metto di nuovo a letto. Le granate si susseguono e in cuor mio dico: “ora basta!”
L’altro giorno per poco non mi hanno fatto dormire come un papa di duecento anni e non sono stato passato in sussistenza da quei farabutti.
Ma ora dormo in questa buca; questa volta, se me la rompono, vado la e rompo loro il muso.
Caporal Maggiore Carmine Peluso
mercoledì 3 aprile 2013
Tobruch - Diario da una buca - 17° Giorno
Venerdì 17/10 – 1941 – XIX
Ci siamo trasferiti dall’Uadi alla quota 145 conquistata orsono un mese.
Tutti lavoriamo per farci la buca.
I colpi di piccone si succedono ritmati, mentre le pale buttano da parte la terra smossa da poco.
“Come va Mastro?”
“Eh! Si tira avanti!”
In fondo il lavoro nobilita l’uomo e poi, quando si pensa, che si lavora per riposarci.
Così si è lasciato il fucile per imbracciare con egual spirito di combattività gli arnesi da lavoro.
Tutta la compagnia è impegnata per costruire le proprie buche e il lavoro procede celermente.
Il Comandante l’aveva detto chiaro.
“Ragazzi, bisogna lavorare e presto!”
Tutti lo sappiamo, e ognuno ha di già compreso il proprio dovere.
Questa terra, attraversata da centinaia di carri armati, calpestata da soldati di tutte le armi, adesso si appresta a scoprire il suo interno che è ancora vergine. E’ una terra brulla e, dopo i primi strati, appare la roccia; sembra quasi sia gelosa della sua verginità, ed oppone una forte resistenza.
Ma il fante lavora; fuciliere, autista, artigliere, marciatore; il fante sa fare anche il lavoratore.
Il Genio si occupa di lavori più grandiosi, ma è il fante che in prima linea costruisce le piazzole, i capisaldi ed ogni sistema di piccole opere fortificate.
Chi non sta in linea con il fante non può ben conoscere le sue molteplici attività, la sua pazienza ed il suo orgoglio di essere un fante.
Nonostante il nemico batta con le sue artiglierie le posizioni vicine, i miei camerati si mantengono allegri; anzi parecchi cantano.
“Fiorin Fiorello….”
Però per l’Inghilterra lavorerà il manganello.
Caporalmaggiore Carmine Peluso
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