Giovedì 9/10 – 1941 – XIX
Scendevano le tenebre. Il fronte era calmo.
La luna, man mano che i raggi stanchi del sole andavano scomparendo tra le nuvole rossastre, splendeva più candida.
Unico elemento contrario, alla quiete di questa sera, è il vento che, ad ondate gelide, viene da Tobruch ingrata colpendoci il collo.
Il fante veglia.
Ad un tratto appare il nemico, amico di satana e delle tenebre perché tenebroso è il suo animo.
Ruggisce nella gabbia, per imitare il leone, con le sue artiglierie.
Bagliori e boati riempiono l’atmosfera.
Il fante tende le orecchie, stringe le mascelle, si aggrappa alla mitraglia, e questa, intuito i suoi pensieri, interpretato i desideri del padrone, sgrana lungo e terribile il suo rosario di morte.
Il cannone, più grande e più lento di essa, percepito la sua voce, accompagna il suo canto con accordi e battute intonate.
Le ombre, pavidi nemici, alleggeritesi delle armi, ballano il “passo doppio” nella sala sconfinata del deserto.
Non si danno a giri vorticosi, non creano alibi, ma tagliano la corda, scomparendo nelle recondite grotte del retro sala.